Vol. I pp. 85-87 + App. vol. XXVII
AILOCHE (Ailocae), com. nel mand. di Crevacuore, prov. e dioc. di Vercelli, div. di Novara, dipend. dal senato di Piem. Sotto gli uffizi d’intend. prefett. ed ipot. di Vercelli, d’insin. e posta di Masserano.
Il paese è situato a settentrione sopra una collina, al termine della quale comincia la catena delle alpi inferiori, che continua sino al monte Zemeula, e al monte Barone, d’onde hanno principio le alpi superiori, che vanno a finire nelle vicine provincie di Valsesia e di Biella. Queste alpi inferiori, la più parte nude, appartengono in comune ai paesi di Crevacuore, Caprile, Pianceri, Postua e Guardabosone. Gli abitanti d’Ailoche credono che l’etimologia di questo nome sia provenuta da ciò, che ivi anticamente fossero pascoli appartenenti alla mensa vescovile di Vercelli e che, nel condurvi gli armenti, i pastori nella brevità del loro gergo per dire “Andiamo ai luoghi del pascolo” dicessero Ailoche. Marco Aurelio Cusani è però d’avviso che, per essere questo borgo posto sopra una poco feconda e poco lieta collina, venisse per compassione degli abitanti chiamato Ailoche, quasi ahi misero luogo! A questo comune vanno soggette le villate Piasca, Venarolo, Lora, Giunchio e Gabbio, le ultime due delle quali sono aggregate, quanto alle cose spirituali, alla parrocchia di Crevacuore. Parimente il parroco di Ailoche ha il governo spirituale sulle prossime villate di Uccelli e di Casa-Rive.
Sonovi cinque chiese la principale, consecrata ai santi Bernardo abate ed Eusebio, per metà nuova e per metà tuttavia rovinante; una, fuori del paese, detta alla Pianca , avente una bella facciata con lavori a stucco e statue ; un’altra a Piasca; una quarta in Venarolo, alla quale intervengono i terrazzani di Casa Rive , e di Uccelli ; una quinta sul finire della collina , colà dove cominciano le alpi : quest’ultima, chiamata la Madonna della Provarola , è la più bella di tutte , ed ha una facciata di buono stile adorna di lavori a stucco e di statue.
Si dipartono tre strade comunali: una, che conduce a Postua, lunga da un miglio; un’altra che mette a Caprile, da mezzo miglio; una terza della lunghezza di due miglia, che guida a Crevacuore. La distanza da Ailoche al capo-luogo di provincia è di 25 miglia.
Irriga le campagne d’Ailoche un rigagnolo, denominato Bodro, il quale ha origine alle falde del monte Barone nella regione Noresio. Esso scorre presso al cantone di Venarolo e all’abitato di Ailoche e va insino a Crevacuore dove poi entra nel fiume Sessera. In questo rivo si trovano granelli d’oro.
I maggiori prodotti territoriali sono il grano, la meliga, le castagne, le patate. Vi alligna anche la vite, il cui frutto però è molto scarso. Vi è mantenuto numeroso bestiame, per avere sufficiente concime a fecondare quel poco fertile suolo. Nel territorio d’Ailoche sono due miniere di ferro, cui si cessò dallo scavare. A malgrado della sua non ridente positura, non è insalubre l’aria che vi si respira. In generale gli abitanti ricavano il precipuo mezzo di sostentamento esercitando gli uni il mestiere di carbonajo, gli altri quello di tessitore.
Ailoche diede la culla a due uomini insigni, l’uno per lettere, l’altro per santità di vita: l’abate Giovanni Bissaiga, che verso la fine del 1600 fu segretario ed interprete delle lingue presso il pontefice Alessandro VIII ed il beato Giacobino Canepuccio, carmelitano, morto in Vercelli nel 1508.
I pesi, le misure e le monete come quelle del capo-luogo della sua provincia. Popolazione 727.
Appendice vol. XXVII pp. 62-64
AILOCHE è posto nella provincia di Biella su una collina, a greco di questa città, da cui è distante 14 miglia.
In questo comune per l’istruzione dei fanciulli vi è una pubblica scuola elementare, e quanto prima se ne aprirà un’altra per le fanciulle.
Questo comune, che nell’anno 1774 noverava 676 abitanti, nell’anno 1858 non ne contava che 652 e nel 1848 669.
Faceva già parte del marchesato e del comune di Crepacorio, o Crevacuore, da cui venne smembrato addì 26 settembre del 1756 in forza di un editto emanato dal principe di Masserano.
Nel territorio di Ailoche, nella regione detta la Rusa del Pozzo in distanza di circa 300 trabucchi a tramontana dell’abitato, evvi una miniera di ferro solforato aurifero ed argentifero. La vena piritosa, dice il Barelli, offriva una spessezza di metri 0,23 a 0,30 e quasi verticalmente collocata ed incassata nel gneiss; aveva per matrice uno scisto serpentinoso, accidentalmente sparso di granelli di calce carbonata e di quarzo.
La direzione della vena era da scirocco a maestro con una inclinazione di 60 gradi ad ostro. L’apertura di questa miniera fu operata sopra un gran promontorio di roccia della natura sopraindicata e che sembrava essere la continuazione del monte Barone, che è ancora molto di là distante.
Nel 1821 vennero sottomessi all’analisi i saggi di questo minerale e si ottennero i seguenti risultamenti, come appare dai registri del laboratorio di questo R. arsenale: cioè 100 libbre di minerale lavato e ridotto in slicco diedero argento 18 oncie, oro 2 oncie ed 8 denari; oltre a ciò il residuo della lavatura, ossia schlamm fino, rendeva ancora, su 100 libbre, un bottone d’argento aurifero di 4 oncie e 12 denari. Fattasi una seconda analisi sopra nuovi saggi, seguendo in esso due diversi metodi, cioè sul minerale non lavato e su quello ridotto a slicco, s’ebbero i seguenti risultamenti:
Libbre 100 minerale non lavato diedero:
onc. | den. | gr. | |
Argento | 11. | 17. | 6. |
Oro | 2. | 2. | 0. |
Libbre 100 minerale lavato diedero:
onc. | den. | gr. | |
Argento | 12. | 11. | 6. |
Oro | 1. | 8. | 7. |
Il residuo della lavatura rendeva ancora un bottone d’argento-aurifero del peso d’oncie 5, denari 11. In conseguenza di così stupendi risultamenti si creò una commissione, la quale dovesse condursi in sul luogo per raccogliervi nuovi saggi ed esaminare la giacitura del minerale; si staccarono pezzi in tutta l’apertura nell’avanzamento e sottoposti a nuova analisi nel laboratorio stesso del R. arsenale non si ottenne dal minerale tanto lavato che non lavato, ma ridotto a slicco, se non su libbre 100
onc. | den. | gr. | |
Argento | 3. | 2. | 8. |
Oro | 0. | 1. | 2. |
Questa singolare diminuzione, che risultò in tutte le ripetute analisi che si fecero, consigliò un nuovo tentativo; si approfondirono le escavazioni per alcuni metri, ed il minerale s’impoverì maggiormente; finalmente dopo altri tre metri di galleria il detto minerale non dava all’analisi docimastica che lievi indizi metallici . Si depose perciò ogni pensiero di coltivare questa miniera e d’allora in poi fu totalmente abbandonata; perciocchè parve che la pirite argento – aurifera non potesse più ricomparire.
I terrazzani di Ailoche non deposero però mai la speranza di scoprire nel monte Barone una consimile e più fertile miniera, di cui andarono sempre e vanno tuttavia studiosamente in cerca.