Biellettrico – Il Biellese elettrico 1882-1962: dalla prima scintilla all’ENEL
- L’Elettrotecnica Vallestrona: l’elettricità biellese compie 100 anni
- Biellettrico – Il Biellese elettrico 1882-1962: dalla prima scintilla all’ENEL
- Una biblioteca “illuminata”: excursus fra periodici e monografie a tema elettrico della Biblioteca Civica di Biella
- E adesso, la pubblicità… La réclame elettrica al Lanificio Vercellone
- Gli impianti Oerlikon in Valle Sessera
- A Sordevolo i cataloghi della Società Telefonica Lombarda
- Problemi telefonici a Sordevolo
- La “Lumière Électrique” dei Vercellone di Sordevolo
- L’elettricità nell’associazionismo operaio e divulgazione scientifica
- Le applicazioni Tecnomasio si diffondono nel Biellese
- Forza motrice e illuminazione per la funicolare del Piazzo
- Luce a gas o luce elettrica?
- Il Sindacato degli elettrici
- Una centrale idroelettrica all’Alpe Prato per il Lanificio Rivetti
- Le Società Operaie biellesi all’Esposizione di Torino del 1884: il trionfo dell’elettricità
- Al Rotary si parla di illuminazione elettrica
- La tramvia elettrica Biella – Oropa nelle immagini di Franco Bogge
- Corso IRPAIES alla Fabbrica della Ruota
- Biellettrico: l’atmosfera si fa elettrica all’alba del Fascismo
- “Biellettrico”, l’elettrificazione del Biellese in mostra alla Fabbrica della Ruota
- Biellettrico: nuove scoperte sull’elettricità nel Biellese
Già nel 1892 il geometra Prina di Biella elabora una copia del progetto per la “disposizione di massima di meccanismi in surrogazione dell’acqua potabile come forza motrice” redatto dall’ing. Luigi Cucco.
Nel 1896 lo stesso Cucco, allora direttore tecnico della Società dell’Acqua Potabile di Biella, elaborò per la Società della Nuova Funicolare di Biella un progetto di costruzione di un serbatoio di acqua a Cossila San Grato, nella zona detta Cascina Capra, con condotta forzata fino a Biella a Piazzo. Fin dal suo primo viaggio nel 1885 la funicolare si muoveva grazie a un sistema di vasche, collocate sotto le vetture, che venivano alternativamente riempite di acqua e spinte così da monte a valle dal peso.
L’incarico al incarico al Cucco intendeva raggiungere l’indipendenza dalla Società Acqua Potabile cittadina andando a rifornirsi direttamente alla Roggia di Cossila. Nonostante le autorizzazioni, gli amministratori della funicolare vollero valutare soluzioni alternative al sistema di trazione, che doveva già sembrare obsoleto.
Negli stessi anni infatti il consiglio di amministrazione fece redigere una relazione dalla quale emerge che il sistema più adatto ad azionare la funicolare era un motore idraulico; i tre sottoscrittori suggerirono l’impianto di una “Ruota Pelton” – ovvero di una turbina Pelton – definendola “il miglior motore che si possa desiderare” per via del costo relativamente contenuto e della semplicità di funzionamento e manutenzione. Il fabbisogno di acqua era pressoché garantito e “l’acqua dopo di aver servito come forza motrice per mettere in azione il motore della funicolare, potrà ancora esser ceduta per altri usi industriali, ricavandone certamente un utile”.
Non solo, il nuovo sistema avrebbe diminuito il peso delle vetture e di conseguenza l’usura dei materiali, reso più sicuro il sistema frenante e accelerato le corse per via del tempo risparmiato abolendo il riempimento delle vasche. Nella relazione veniva escluso il motore elettrico, per via del maggiore costo di impianto, del canone annuo e della necessità di personale adeguato.
La lettera del sindaco Corradino Sella (1897) circa la richiesta l’utilizzo della cisterna dell’acqua lascia immaginare che l’idea del Cucco sia stata accantonata; il sindaco sembra ben disposto nei confronti della funicolare, a tre condizioni: che garantisca la perfetta manutenzione della cisterna e la restituzione in perfette condizioni, la possibilità di rescissione da parte del Comune in caso di violazione dei diritti di terzi, l’applicazione di un canone annuo in base alla forza utilizzata analogamente a quanto applicato agli altri esercizi industriali del Piazzo.
Coeve sono le bozze di contratto con la ben nota ditta Siemens & Halske per la fornitura di due cavalli di forza motrice al canone di lire 640 annuali e di un motore elettrico di tre cavalli a lire 1800 pagabili in nove anni; la spesa per il motore comprendeva trasporto, dazio e messa in opera della conduttura elettrica, del motore stesso e del trasformatore.
Trattandosi di bozze non firmate, non è certo che la Siemens & Halske abbia concluso l’affare; è noto tuttavia che a partire da metà aprile del 1899 il sistema a trazione elettrica sostituì il precedente.
Dal 1936 al 1953 e forse oltre, la funicolare fu in possesso della licenza di esercizio per l’officina elettrica. Dal 1936 al 1953 e forse oltre, la funicolare fu in possesso della licenza di esercizio per l’officina elettrica.
La frammentarietà dell’archivio della Funicolare conservato al Centro di Documentazione della Camera del Lavoro di Biella rende complesso individuare con precisione le scelte adottate dagli amministratori dell’impianto. Restano tuttavia alcune fatture degli anni Trenta che fanno luce sui principali fornitori di materiali elettrici.